Stoccolma brucia – la borghesia dovrebbe avere paura

La periferia di Stoccolma brucia ancora: Husby, Kista, Tensta, Rinkeby Fittja, Vårby, Norsborg Jakobsbergsgatan, Flemingsberg e Skärholmen. Le automobili bruciano, le finestre delle stazioni di polizia sono state distrutte e gruppi di giovani hanno bersagliato di pietre le forze dell'ordine. Tutto ciò è un sintomo dell'impasse del sistema capitalista, ed allo stesso tempo un assaggio degli eventi rivoluzionari che verranno. Una rabbia a lungo repressa ha trovato il suo disperato sfogo quando il capitalismo ha cessato di offrire ai giovani perfino la speranza di un futuro.

“Beni immobili distrutti! Auto bruciate! Sassaiole! ...urlano i media. Ma chi parla di infanzie distrutte, sogni bruciati e politiche dal cuore di pietra?” - sono le parole di Özz Nûjen, un famoso comico svedese.

Non ci sarebbe ora nulla di più inutile di una “condanna” dei metodi dei giovani ribelli. Il lancio di pietre da parte loro continuerà a prescindere da quello che pensiamo, perché queste sono persone che non vedono alcuna alternativa. Abbiamo bisogno di spiegare la natura della società ed offrire un metodo migliore: questi giovani hanno bisogno di una politica rivoluzionaria sopra ogni altra cosa.

Nessun futuro sotto il capitalismo

L'origine degli scontri è da ricercarsi nell'assassinio di un anziano da parte della polizia a Husby, un sobborgo periferico di Stoccolma. Dopo settimane nelle quali la comunità locale ha tentato di ottenere una spiegazione dalla polizia, la rivolta è finalmente scoppiata la notte di domenica 19 maggio, e nei giorni seguenti si è estesa anche a zone limitrofe. Ci sono state segnalazioni di disordini a Kista, Tensta, Rinkeby, Fittja, Vårby, Norsborg Jakobsbergsgatan, Flemingsberg e Skärholmen. Più di 50 automobili sono state date alle fiamme, ed i rivoltosi hanno incendiato anche una scuola ed una stazione di polizia.

Non è la prima volta che la violenza poliziesca agisce come la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso della rabbia popolare. E' successa la stessa cosa a Parigi nel 2005, ad Atene nel 2008 e a Londra nel 2011. A Parigi, la polizia inseguì due ragazzini che morirono quando si nascosero in una sottostazione elettrica; in Grecia le forze dell'ordine spararono ad un ragazzo in un bar, mentre a Londra uccisero il ventinovenne Mark Duggan.

Questi episodi hanno trovato in quello di Husby il proprio riflesso. Ad una conferenza stampa organizzata dall'organizzazione “Megaphone” lunedì 20, Daniel Ghirmai, giovane impiegato del comune, ha raccontato della situazione della sera precedente. Quando lui ed i suoi colleghi hanno cercato di mediare e di calmare gli altri giovani, sono stati attaccati dalla polizia, che li ha chiamati “ratti”, “vagabondi” e “negri”. Due di questi lavoratori sono stati attaccati fisicamente dai poliziotti. Quena Soruco, attivista di “Megaphone” che organizza politicamente i giovani delle periferie, ha dichiarato alla conferenza stampa: “Chi bisogna chiamare quando è la polizia a caricarti? Io non lo so davvero. […] Hanno attaccato chiunque avessero davanti.”

La notte, Soruco ha scritto sulla pagina facebook “Revolutionary Poetry” (Poesia Rivoluzionaria):

“Sommosse a Husby in questo momento, la polizia aizza i cani contro i manifestanti, colpiscono coi manganelli persone indifese e minacciano chiunque gli stia davanti di percosse se non si muovono. Minorenni, bambini, anziani che stavano semplicemente a guardare cosa stesse succedendo sono stati inseguiti da poliziotti a volto coperto e in assetto antisommossa”.

Dietro queste violenze ci sono una rabbia ed una disperazione profonde, cresciute col tempo come espressione del fallimento del sistema capitalista ed aggravate dal fatto che per tanto tempo il movimento operaio non è stato in grado di offrire un'alternativa. Molti lavoratori e giovani sono privi di qualsiasi speranza per il futuro. In Svezia la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 25%, ma a Husby la disoccupazione tra i giovani della fascia d'età 20-25 anni era del 38% nel 2008. Molti si trovano intrappolati in lavori precari, o stentano a trovare lavoro a causa del colore della loro pelle. A causa di una importante mancanza di alloggi, in tanti sono costretti a vivere coi genitori anche se economicamente indipendenti. Il sovraffollamento ed il problema delle infrastrutture sono problemi seri.

Non deve sorprendere che le contraddizioni esplodano. Alcuni, semplicemente, non ce la facevano più.

Il razzismo e le molestie della polizia

Ad aggravare questo scenario si inserisce il cosiddetto “progetto REVA”, secondo il quale la polizia municipale di Stoccolma può costringere i cittadini a sottoporsi a controlli ed identificazioni se non sembrano abbastanza bianchi. Questa misura viene giustificata con la scusa dell'identificazione dei migranti illegali. Ma il risultato non è altro che una aperta e vera e propria molestia su base razziale di migliaia di giovani, nati e cresciuti in Svezia, solo perché non hanno i capelli biondi o il “giusto” colore della pelle. La polizia ha perfino fatto irruzione ad un matrimonio, e fatto pressioni agli psicologi dell'infanzia e dell'adolescenza affinché fornissero loro informazioni. Ciò ha provocato un enorme dibattito protrattosi per tutta la scorsa primavera ed una serie di manifestazioni di protesta, che hanno alla fine impedito alle forze dell'ordine di implementare questi controlli.

Gli immigrati vengono chiaramente sfruttati dai capitalisti per mantenere bassi i salari. E' un fatto risaputo che anche grandi catene di ristoranti come McDonald's usano immigrati irregolari per fare le pulizie durante l'orario notturno, senza alcun diritto e per una paga irrisoria. Ma allo stesso tempo la classe dominante sfrutta ed alimenta le credenze razziste nei mass media, nei film e nella propaganda politica. Usano il razzismo per giustificare le guerre d'aggressione e gli interventi militari nei paesi sfruttati del sud del mondo. Si tratta fondamentalmente dell'eterno “divide et impera”: dividere la classe lavoratrice su basi secondarie come etnia e nazione. Il razzismo può solamente essere sconfitto da una lotta su basi di classe. Sotto il capitalismo, il razzismo finirà sempre per prevalere, poiché il terreno da cui esso nasce è proprio la divisione in classi della società. Solamente in una società socialista saremo in grado di porre fine una volta per tutte al razzismo.

Come istituzione, la polizia è anche più razzista del resto della società. Nel 2009 ci fu un enorme scandalo quando la polizia portò una videoregistrazione come prova durante un processo, registrazione nella quale si sentiva chiaramente un agente dire di un ragazzino immigrato “quella fottuta scimmia, se lo prendo lo sterilizzo”. Il fatto che, diversamente da tutte le altre volte, il filmato non fosse stato modificato o tagliato è stata forse la cosa più sorprendente. Dimostra quanto le forze dell'ordine siano abituate a questo tipo di affermazioni razziste. Non pensavano che qualcuno avrebbe reagito dopo essersi sentito chiamare “fottuta scimmia”.

La polizia agisce indisturbata

Nessun agente di polizia, ovviamente, sarà processato per le proprie azioni a Husby. Dei 6872 casi di accuse a poliziotti dell'anno scorso, solo 62 si sono tramutati in condanne – principalmente per guida in stato di ebbrezza ed intrusione informatica. Nonostante ciò, leggiamo e viviamo aggressioni e molestie da parte della polizia praticamente ogni giorno. Cosa succede in questi casi? Gli agenti verranno processati? La risposta è che la legge è la legge della classe dominante, e che lo Stato è una appendice di questa classe. E nonostante tecnicamente la legge sia valida anche per loro, è applicata in maniera diversa rispetto ai giovani ed ai lavoratori.

A Husby Megaphone ha richiesto un'indagine indipendente sulle cause della morte dell'anziano ucciso la settimana scorsa.

Questo è il commento di Sanna Ryman, editorialista di Svenska Dagbladet ed una delle principali commentatrici borghesi che incitano contro i giovani di Husby:

“E' ragionevole che il mondo adulto e la società nel suo complesso prestino attenzione alle infantili ed irresponsabili domande di “Perché”?” E’ ragionevole accettare ed annuire preoccupati quando qualcuno che afferma di aver bisogno di un servizio sociale da alle fiamme l'auto del vicino ed attacca i dipendenti comunali che vengono a spegnere il fuoco?”

“Qualcuno che afferma di aver bisogno di un servizio sociale”! Non capisce nulla di quello che succede a Husby, o gli altri quartieri della periferia. Sugli attacchi violenti e razzisti della polizia al dipendente comunale Daniel Ghirmai, agli attivisti di Megaphone ed altri ordinari, pacifici abitanti di Husby lei non ha niente da dire. Si aspetta che la polizia attacchi chi tenta di calmare la situazione. Apparentemente, pretende di più da giovani confusi e disperati che dalla polizia. É estremamente significativo il modo in cui i rappresentanti della borghesia percepiscono le proprie forze di polizia. Sanno cosa sta succedendo, ma non gli importa. Nel loro mondo la plebaglia deve essere ripulita, la folla deve essere contenuta. E basta.

Il ministro della Giustizia, Beatrice Ask, ha dichiarato questa settimana ad una intervista alla televisione svedese che “Ognuno ha la responsabilità di usare i metodi democratici di discussione per assicurarsi che i bambini ed i ragazzi possano vivere le loro vite in pace e tranquillità”. Non è altro che una presa in giro. Il sistema capitalista ha reso impossibile vivere in pace. Dopo anni di ingiustizia sociale, di scuole che cadono a pezzi, di un ambiente sociale ostile, di disoccupazione e sovraffollamento, non bisogna stupirsi se il risultato è il crimine e l'abuso di droga. Anni di abusi e umiliazioni da parte della polizia sono stati semplicemente intollerabili per molti, che ne hanno avuto abbastanza della loro “vita tranquilla” e cercano disperatamente una via d'uscita.

Tirare pietre è il giusto approccio?

I marxisti non appoggiano incondizionatamente questo tipo di rivolta. Allo stesso tempo, non ci uniamo al coro di condanne moralizzatrici della destra. Condannare è facile, ma questo non risolve alcun problema. La malattia va capita prima di poterla curare.

La nostra critica a queste rivolte è in primo luogo che sono completamente inutili. Non risolveranno nessuno dei problemi che colpiscono i giovani del paese; casomai, li aggraveranno. Non si crea nemmeno un posto di lavoro distruggendo il negozio di un barbiere o un cinema gestito da una cooperativa. Inoltre, queste azioni danneggiano per la maggior parte le classi più deboli. I ricchi non vivono a Husby. Possono tranquillamente starsene a guardare dalle loro lussuose ville, sicuri della protezione che verrà loro data dalla polizia. Il fatto che molti lavoratori perdano i loro mezzi di trasporto o debbano essere evacuati a causa del rischio di incendi è profondamente sbgliato.

Ma ci opponiamo a queste azioni principalmente perché dividono una lotta giusta. É una minoranza a partecipare ai disordini. Sono state organizzate diverse manifestazioni contro la violenza che hanno attratto centinaia di partecipanti. Sono in molti ad essere infuriati contro quella che viene percepita come la distruzione dei loro quartieri. É tutto nato a causa della brutalità della polizia, ma per molti residenti ora la violenza indiscriminata della gioventù è un problema altrettanto grave.

Non sono stati attaccati solamente gli agenti di polizia. Pompieri, paramedici ed altri lavoratori sono stati bersaglio degli attacchi. É un sintomo del livello di alienazione di questi giovani, che attaccano qualsiasi cosa ai loro occhi rappresenti in qualche modo lo stato.

I disordini rendono molto semplice gettare discredito su tutti coloro i quali combattono per un mondo migliore, per una vera uscita da questo sistema. I media si aggrappano a questo meccanismo ed usano ogni occasione possibile per ritrarre i rivoltosi come un branco di rivoluzionari selvaggi, come se questi tafferugli fossero la conseguenza diretta del desiderio di cambiare la società. I reporters della SVT, la televisione pubblica svedese, si aggirano per i sobborghi con giubbetti catarifrangenti con sopra la scritta “Stampa”, come nelle zone di guerra.

Queste violenze fanno il gioco dei reazionari, permettendo loro di inasprire controlli e legislazioni. Non solo la destra parlamentare, ma anche i banditi antioperai e razzisti di Jimmie Åkesson (il leader dei democratici svedesi, un partito dell’estrema destra nazionalista, ndt) hanno deciso di sfruttare la situazione per esigere gas lacrimogeni, proiettili di gomma e cannoni ad acqua, armi che potrebbero venire utilizzate in caso di qualsiasi altro tipo di manifestazione.

Le operazioni di polizia e la retorica della destra sono ostacoli alla riduzione della violenza. Non fanno altro che sottolineare l'immagine della periferia vista come un problema. Durante le proteste a Rosengård nel 2008 duecento adulti del luogo riuscirono a calmare i giovani semplicemente parlando a loro e ai loro genitori. Questo è un metodo alternativo, ma sicuramente non in linea con l'immagine che i politici ed i loro lacché si sforzano di mantenere viva.

Ma noi non siamo pacifisti. Crediamo che in periodi particolari una certa misura di violenza sia assolutamente necessaria per difendere il movimento nel suo complesso, ma questa non è una situazione del genere. Quello che vediamo invece è una violenza senza obiettivi che si ripercuote sugli stessi abitanti di Husby.

Criminali dall'esterno?

Molti si sono concentrati sul fatto che metà degli otto arrestati di giovedì scorso non provenissero da Husby. Non erano “nativi”; erano “stranieri”. Possiamo però davvero considerare estranei persone che per arrivare in quel quartiere hanno percorso due fermate di metropolitana? In realtà, la maggior parte di Järvafältet (area nel nordest di Stoccolma) è in una situazione simile a quella di Husby.

È chiaro che elementi criminali o semicriminali siano in prima linea in queste circostanze. Il crimine è un fenomeno permanente nella società capitalista. Ma se queste proteste fossero state provocate tutte solo da “criminali” o “hooligan”, perché sono avrebbero dovuto scoppiare proprio ora? Se i teppisti esistono oggi, esistevano anche uno, due, cinque anni fa.

La risposta è semplice. Se una persona ha un lavoro decente e delle condizioni di vita dignitose, non sarà portato a lanciare pietre alla polizia. Il capitalismo è una società marcia che è incapace perfino di dare alle persone il minimo necessario per vivere una vita dignitosa ed in sicurezza. Questa è la vera causa delle sommosse, e non può essere cambiata con più polizia.

Ma il sistema capitalista è un sistema malato, che genera piccoli e grandi truffatori. Il Primo Ministro Reinfeldt tuona contro il teppismo, ma nel suo stesso governo siede il ministro degli Esteri Carl Bildt, una persona che per essere stato membro del consiglio di amministrazione della Lundin Petroleum dal 1997 al 2003 è ora indagato dalla Commissione per i Crimini di Guerra. Il consiglio al quale presiedeva è sospetto di aver fomentato crimini contro l'umanità in Sudan. Sappiamo però che i grandi truffatori finiscono sempre per cavarsela. Se un giovane a Husby distrugge una vetrina, finirà in prigione; se un banchiere distrugge un intero paese, viene premiato con miliardi. E' quello che è successo in Spagna e negli Stati Uniti. E se è un ministro degli Esteri svedese ad essere sospettato, non succede nulla.

La crisi del capitalismo

Queste sommosse sono sintomatiche di una crisi capitalista che si sta sempre più esacerbando. Dimostrano che il capitalismo non riesce più ad offrire una via alternativa. Ma bisogna riconoscere l'immensa ricchezza accumulata da pochi in cima alla piramide del sistema, creata dai lavoratori e raccolta dai capitalisti. Nei paradisi fiscali del mondo riposano più di 30.000 miliardi di dollari, più del prodotto interno lordo di Germania, Stati Uniti e Giappone messi assieme. La metà di questa somma di denaro è controllata da 92.000 persone. E la Svezia non fa eccezione! La disoccupazione aumenta mentre le spese per lo stato sociale diminuiscono; e le grandi imprese svedesi stabiliscono nuovi record nelle dimensioni dei dividendi dei loro azionisti. Il denaro esiste.

In realtà, la Svezia è il paese dell'OCSE dove la diseguaglianza sociale è cresciuta di più negli ultimi 30 anni. Di recente un documentario ha dimostrato come la Svezia abbia raggiunto il livello più alto di diseguaglianza sociale dal 1900.

I media ci forniscono solamente programmi su personaggi ricchi e di successo. Il loro consumismo non è il nostro. Per la maggior parte dei giovani, specialmente quelli dei sobborghi poveri, i sogni di ricchezze materiali diventano quasi provocazioni. La nostra società si basa sulla competizione e sull'esclusione, qualcosa di cui questi giovani si rendono conto meglio di chiunque altro. Nelle scuole di Järvafältet, solo metà degli studenti finiscono la scuola elementare con una sufficienza in tutte le materie: nel resto del paese sono il 90%. Che ora rispondano con gli stessi metodi duri che la vita ha loro insegnato non deve sorprendere nessuno.

Gli eventi degli scorsi giorni hanno scosso una società, quella svedese, ormai abituatasi ad essere pacifica, educata e tranquilla. La borghesia ed i riformisti hanno passato gli ultimi 50 anni a spiegare ai lavoratori svedesi che c'era qualcosa di speciale nel capitalismo svedese. Che in qualche modo in Svezia il capitalismo significava stabilità, prosperità, uguaglianza. Questa è stata dimostrata essere una bugia.

È significativo che tutto ciò accada nel momento in cui nuove organizzazioni sono state create dagli stessi giovani delle periferie. Molti dei giovani più consapevoli si troveranno in organizzazioni come Megaphone o il suo corrispettivo di Gothenburg, “Pantrarna” (Pantere). Queste organizzazioni due anni fa non esistevano, segno del processo molecolare di radicalizzazione che sta prendendo piede in Svezia.

La situazione disperata dei giovani del mondo arabo, particolarmente la disoccupazione giovanile, è stata una delle cause principali della rivoluzione araba. E i giovani, assieme ai lavoratori, sono sospinti dalla crisi sulle prime linee della lotta di classe anche nell'Europa del Sud. Non c'è motivo per pensare che anche in Svezia questo non debba succedere: anche qui i giovani si troveranno sulle barricate.

La vera violenza non viene dal basso, ma è organizzata dall'alto. È amministrata dai capitalisti attraverso lo stato, la polizia, le forze armate, e questi giovani rispondono nell'unico modo che conoscono. Come disse Martin Luther King, “La rivolta è il solo linguaggio di chi non viene ascoltato”. Più di tutto, le sommosse sono un segno di debolezza. Si possono avere emozioni forti, si può essere “re per un giorno” come scrive il giornalista Petter Larsson. Giocare al gatto e topo con la polizia può essere un'esperienza emozionante. Ma quando il fumo si dirada, la notte diventa giorno e tutto torna alla vita quotidiana, bisogna rispondere alla semplice questione: cosa abbiamo ottenuto?

Portare avanti la lotta!

Questa non è la prima né l'ultima volta in cui le periferie bruciano. Eventi simili sono successi a Malmö nel 2008 e Gothenburg nel 2012. Possono essere, e solitamente sono, provocati da eventi completamente secondari. Ma si ripeteranno, finché le condizioni sociali rimarranno le stesse. Le sommosse hanno dimostrato che esiste una rabbia repressa nella periferia e nella gioventù in generale. Questo sentimento deve essere organizzato. La lotta deve continuare come lotta generalizzata per la riqualificazione delle periferie. I giovani hanno bisogno di lavoro, alloggi, buone scuole e attività per il tempo libero. Gli abusi della polizia devono cessare.

E queste rivendicazioni devono essere collegate al movimento operaio nel suo complesso. La sfida è quella di costruire collegamenti tra i giovani delle periferie e la classe operaia. Questa sfida è il compito della sinistra e del movimento operaio.

Sfortunatamente, la direzione del movimento operaio non si sta muovendo seriamente in questa direzione. Sono lontani anni luce dalle vite quotidiane delle persone comuni, e dalla realtà. Ma sono stati messi lì per dare una direzione. Devono mobilitarsi per una difesa a oltranza dello stato sociale e per la riqualificazione dell'intero paese. Se non lo faranno, che si preparino ad essere rimpiazzati da dirigenti più combattivi.

La borghesia ed i suoi rappresentanti hanno tutto il diritto di avere paura. Ciò a cui hanno assistito è solo l'inizio, un assaggio di quello che li aspetta. La rabbia ed il discontento, ora solo parzialmente sopiti, non spariranno del tutto. Prima o poi avranno un'espressione organizzata. Il palazzo della borghesia è costruito sulla sabbia.

Le organizzazioni dei giovani delle periferie come Megaphone e le Pantere sono un passo nella direzione giusta. Hanno dato ai giovani più di una piattaforma politica, e spingono per la lotta politica più che per le sommosse. Nel fare questo e nell'esigere risposte dai politici hanno completamente ragione. Ma dobbiamo anche capire che i veri dirigenti sotto il capitalismo sono i banchieri ed i grandi monopolisti. Solo con un programma socialista possiamo cambiare la situazione.

Da marxisti, non condanniamo le sommosse. Il nostro compito è quello di legare con quei giovani ed offrire loro una vera alternativa, un'alternativa rivoluzionaria. Lanciare sassi alla polizia non ci aiuterà. Non ci possiamo accontentare di chiedere le briciole dal tavolo dei potenti. I giovani ed i lavoratori devono lottare assieme contro il loro nemico comune – contro i banchieri e i capitalisti che governano il paese ed il mondo. E' l'unica via. Bisogna conquistare il potere e incamminarci verso il socialismo.

  • No al razzismo ed alla brutalità della polizia!
  • Le violenze della polizia siano messe sotto processo! Per indagini indipendenti sotto controllo dei sindacati!
  • Unità nella lotta contro il capitalismo! Nessuna divisione tra stranieri e svedesi!
  • Riqualificazione delle periferie! Lottiamo per politiche socialiste!

Source: Stoccolma brucia – la borghesia dovrebbe avere paura (FalceMartello, Italy)