Il risveglio rivoluzionario del Messico

L'ondata rivoluzionaria del Messico segna una nuova e drammatica tappa nella rivoluzione latinoamericana. Proprio sull'uscio di casa dello stato imperialista più potente del mondo, le masse stanno mobilitandosi ad un livello senza precedenti, ponendo in discussione direttamente il capitalismo e l'imperialismo.

Il Messico non vedeva un movimento come questo dall'epoca dell'espropriazione del petrolio negli anni Trenta. Le masse hanno fatto vedere un livello impressionante di combattività, capacità organizzativa e disciplina. Da un giorno all'altro milioni di lavoratori e di contadini si sono ridestati e stanno combattendo per i propri diritti.

Che situazione ispiratrice! Che esempio meraviglioso per i lavoratori di tutti i Paesi! Questa è la risposta che mette a tacere i codardi e i traditori che sostenevano che dopo il crollo dell'Unione Sovietica il socialismo era impossibile e che la classe lavoratrice non era più una forza rivoluzionaria.

Una situazione esplosiva

La lotta è iniziata su un piano elettorale. Le masse erano determinare nel voler sconfiggere il governo reazionario borghese del PAN e mandare via il lacchè di Washington, Fox, che aveva venduto il proprio Paese ai grandi monopolisti statunitensi per quattro soldi. Si sono orientati verso il PRD ed il suo leader, Andres Manuel Lopez Obrador.

Hegel aveva sottolineato come la necessità si esprima attraverso il caso. La frode elettorale è stata l'elemento casuale che ha fatto emergere tutte le contraddizioni che da decenni si andavano accumulando nella società messicana: mancanza di democrazia, crescita economica che non migliora le condizioni dei poveri, disoccupazione e lavori sottopagati, corruzione diffusa, milioni di messicani costretti ad emigrare a nord - la combinazione di tutti questi fattori ha creato una situazione esplosiva.

In ultima analisi è una questione di classe. C'è una marcata ineguaglianza sociale in Messico, il quarto Paese al mondo per numero di miliardari ma dove 50 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà. Le masse capiscono molto bene che i ricchi controllano il governo, ed usano questo potere per saccheggiare il Paese e arricchirsi. Come spiega John Peterson:

"Il periodo pre-elettorale è stato contraddistinto da una forte polarizzazione, che comprendeva l'inizio di un fermento nei sindacati e nel movimento studentesco, ed una serie di violenti attacchi da parte dello Stato: contro i lavoratori dell'acciaio nella città di Lazaro Cardenas nello stato di Michoacan; la repressione dei sostenitori dell'EZLN a San Salvador Ateneo; le spedizioni punitive contro un picchetto di insegnanti in sciopero nella città di Oaxaca" (Oaxaca - l'avanguardia della rivoluzione messicana).

Questo spiega la rabbia crescente delle masse e il loro desiderio di fare qualcosa contro l'odiata oligarchia ed il suo rappresentate politico, Vincente Fox. Le elezioni hanno offerto quest'opportunità alle masse, che l'hanno afferrata con passione. La campagna elettorale ha avuto l'effetto di mobilitare milioni di messicani, i lavoratori e i contadini, la gioventù rivoluzionaria, le masse povere oppresse e la parte migliore dell'intellighenzia progressista: in parole povere, le forze vive della società messicana si sono unite contro tutto quello che c'era di corrotto, reazionario e degenerato. Ovviamente hanno sostenuto Lopez Obrador, il principale candidato dell'opposizione e leader del PRD. Lopez Obrador ha aumentato i propri consensi attraverso una campagna di mobilitazione delle masse, attraversando il Paese in lungo e in largo con una carovana di automezzi in quasi dieci mesi di campagna elettorale. Ha riempito le piazze di lavoratori, contadini e i molti poveri che hanno visto peggiorare le proprie condizioni dopo che il Messico si è spostato verso un'economia di libero mercato. Le masse hanno risposto con entusiasmo. Questo non deve sorprendere. Le masse rispondono sempre con entusiasmo quando viene fornita loro una prospettiva.

Il programma di Lopez Obrador è in verità molto moderato: "Egli crede nel nazionalismo rivoluzionario: un grande governo, programmi sociali, protezionismo e l'autosufficienza nei settori del petrolio e del gas naturale" afferma George Grayson, un docente di scienza della politica al William and Mary College in Virginia e autore di una recente biografia di Lopez Obrador. Questo è il programma del riformismo. Nella sostanza il capitalismo non viene sfidato. Ma questo programma rappresenta una minaccia molto seria per l'oligarchia e i suoi padroni di Washington. Per loro la questione è semplice: Lopez Obrador è un pericoloso estremista che sta mobilitando le masse e deve essere fermato ad ogni costo.

Anche per le masse la questione è semplice. Esse non leggono i caratteri scritti in piccolo dei manifesti elettorali. Per loro, Lopez Obrador è "il nostro uomo", è "a fianco dei poveri e contro i ricchi" e così via. La forza di Lopez Obrador non va cercata nei suoi discorsi, articoli o manifesti. Le masse con poca esperienza politica vedono in lui quello che vogliono vedere: la possibilità di cambiare veramente le cose. Quello che fa paura a Washington non è Lopez Obrador ma le masse che sono dietro di lui.

L'ipocrisia degli imperialisti

Washington vive nel terrore del crescente movimento rivoluzionario che sta scuotendo l'America Latina. Sono intenzionati a costruire un cordone sanitario attorno al Venezuela per evitare la diffusione delle idee rivoluzionarie. Con ogni probabilità la CIA ha dato una mano nel rendere certa la vittoria di Garcìa - un'altra marionetta di Bush - in Perù. Ma in Messico le masse sono intervenute direttamente per mettere in discussione questo attacco sfacciato contro i loro diritti democratici.

L'imperialismo statunitense e l'oligarchia messicana erano determinate ad impedire l'elezione di Lopez Obrador, terrificati dalla prospettiva di un "Chavez messicano" proprio alle frontiere degli USA, e a garantire l'elezione di Calderon, ex-ministro dell'industria ed accanito difensore delle politiche di libero mercato. Il risultato si è avuto con le fraudolente elezioni presidenziali del 2 luglio 2006.

Queste signore e signori "democratici" sono in favore della democrazia solo quando porta ad un governo che difende gli interessi dei banchieri, dei latifondisti e dei capitalisti. Ma quando i contadini e i lavoratori fanno uso dei loro diritti democratici per eleggere un governo che la classe dominante considera ostile ai propri interessi, quest'ultima non esita a tramare cospirazioni contro i governi democraticamente eletti. Fanno ricorso alla frode, alla corruzione, all'omicidio e ai golpe militare. Hanno ucciso Salvador Allende in Cile, hanno rovesciato Arbenz in Guatemala, hanno cercato di spodestare Hugo Chavez nel 2002, e adesso hanno falsato le elezioni in Messico per impedire l'elezione di Lopez Obrador.

Non possono esserci dubbi sul fatto che Lopez Obrador abbia vinto le elezioni, e che la classe dominante messicana abbia manipolato il risultato, con l'aiuto dell'ambasciata americana. In base ai risultati ufficiali, Lopez Obrador ha perso per 240000 voti su un totale di 41 milioni. Questo vorrebbe dire che il candidato conservatore Felipe Calderon ha vinto per meno di un punto percentuale. Il fatto che la differenza sia così piccola significa solo che Lopez Obrador deve aver vinto in misura schiacciante. La borghesia non osa andare più in là del dichiarare che il candidato del PAN ha vinto di misura. Le elezioni sono state falsate a vantaggio di Calderon da Fox e dai suoi alleati.

Le dimensioni della truffa sono sorprendenti - anche per gli standard messicani. Almeno 904000 voti non sono stati conteggiati in una tornata elettorale vinta presumibilmente con un margine di 243000 voti. Un numero elevato persone andate a votare hanno scoperto che i loro nomi non erano nei registri elettorali. Ad un primo riconteggio, 119000 voti non possono essere assegnati,e in 3500 casillas (urne elettorali) sono stati depositati complessivamente 58000 voti in più del numero di iscritti nelle liste corrispondenti. In altre 4000 urne circa, 61000 voti non possono essere conteggiati. Alcuni giornali messicani hanno pubblicato foto di urne elettorali buttate via.

In qualunque paese democratico queste irregolarità obbligherebbero le autorità a ricontare tutti i voti. Ma i corrotti e reazionari giudici messicani si sono rifiutati di farlo. Lopez Obrador ha iniziato a presentare ricorsi a tutti i livelli giudiziari. Naturalmente tutte queste sono state respinte dal tribunale elettorale messicano, che il 7 settembre ha nominato Calderon presidente.

Lopez Obrador

In circostanze normali le masse non si interessano di politica. Leggono raramente i giornali e di solito si concentrano sulle pagine sportive. Le lezioni raramente suscitano molto interesse, ed ancora meno passione. Questo è particolarmente vero in Messico, dove per decenni i partiti politici sono stati visti solo come strumenti per saccheggiare il Paese e arricchire i politici e il loro giro clientelare. Ma stavolta è diverso.

La palese frode elettorale ha fatto subito scendere le masse nelle strade. Iniziando alla fine di luglio, dopo una manifestazione impressionante di tre milioni di persone, i manifestanti hanno organizzato un accampamento lungo oltre 10 kilometri nel centro di Città del Messico, paralizzando il traffico. I partecipanti sono rimasti svegli tutta la notte, accalcati attorno ai falò, preparati a difendere le loro tende. Migliaia di persone sono rimaste accampate per settimane sotto la pioggia battente in attesa della decisione della corte. Così hanno avuto inizio settimane di blocchi stradali e sit-in di protesta nel centro della capitale che ha bloccato il traffico e ha fatto chiudere molte imprese.

Lopez Obrador si è messo alla testa del movimento, sfidando il governo. Come risultato il PRD sta crescendo. E' attualmente il secondo gruppo più grande nel neo-eletto parlamento messicano. Ad agosto il PRD ha eletto per la prima volta un governatore nello stato del Chiapas, sconfiggendo un candidato rivale che aveva il sostegno di una coalizione - creata all'ultimo minuto - formata dal PAN e dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), che aveva mantenuto la presidenza per settant'anni fino alla vittoria di Fox nel 2000. Questo è una risposta chiara per tutti quelli che sostengono che la combattività spaventa l'elettorato!

Ciò conferma anche la rovina dei settari (e degli zapatisti), che hanno rifiutato di dare un appoggio critico a Lopez Obrador contro Calderon nelle elezioni. Queste signore e signori non hanno percepito nessuna differenza tra i due, dal momento entrambi erano borghesi. Se uno considera il programma di Lopez Obrador, vede che di sicuro rimane entro i confini del capitalismo. E' un programma democratico-borghese. Ma questo di per sé non basta per definire la base di classe del PRD. Né ci autorizza a concludere che non esiste differenza tra Lopez Obrador e Calderon.

Questo sarebbe tipico del pensiero astratto e formalista dei settari di tutto il mondo, totalmente incapaci di ragionare in modo dialettico e di comprendere il punto di vista delle masse. I marxisti messicani non stanno dalla parte della borghesia, ma sono per il potere dei lavoratori e per il socialismo. Non c'è praticamente bisogno di spiegarlo. Ma, in primo luogo, a meno che siamo abbastanza forti da prendere il potere e sostituire la marcia e corrotta democrazia borghese con un regime più avanzato di democrazia operaia, siamo costretti a difendere qualsiasi diritto i lavoratori hanno conquistato, incluso il diritto di voto, e a lottare contro i tentativi della borghesia messicana il diritto di negare al popolo il diritto ad eleggere il governo che vogliono.

In secondo luogo, per diventare abbastanza forti da sfidare l'attuale potere borghese, è necessario per le piccole forze dei marxisti raggiungere le masse dovunque esse siano, costruire legami con i lavoratori e i contadini, stabilire un dialogo con loro e raggiungere accordi tattici che ci permettano di combattere assieme contro il nemico comune senza cedere sulle questioni fondamentali. Questo è sempre stato il metodo di Lenin e Trotskij, ed è stato riassunto da Lenin nella politica del fronte unico. Questo ovviamente per il settario è un libro chiuso con sette sigilli.

Sophie McNeill, una giornalista televisiva che ha visitato l'accampamento di Città del Messico ed ha intervistato Lopez Obrador, offre una descrizione delle basi di classe del movimento tramite le affermazioni dei partecipanti:

"Girando per l'accampamento si vede come questo movimento di protesta abbia reso evidente la profonda divisione di classe che esiste in Messico. La base che sostiene Obrador è composta principalmente da indigeni e delle classi meno abbienti, che lo vedono come un salvatore, la sola figura attualmente esistente che voglia combattere la corruzione della classe dominante. I sostenitori di Obrador si sentono come se lui avesse dato loro una voce e adesso sono qui per essere ascoltati. Un giovane uomo indio da Oaxaca mi ha detto ‘Se non eliminiamo la fame, andiamo verso un disastro di proporzioni inimmaginabili. Se le politiche economiche di questo Paese non cambiano, verrà versato molto sangue. "

I manifestanti hanno bloccato le banche e anche le esattorie delle tasse. Quando il giornalista intervista gli impiegati dell'ufficio delle tasse, questi si riferiscono in modo insolente ai manifestanti come "gente ignorante con un reddito basso". Un sostenitore di Obrador vede il giornalista che parla ai lavoratori degli uffici. "Quelle persone sono contro di noi perché loro a casa hanno tutto. Non hanno bisogno di niente. Noi siamo qui perché nel mio villaggio manca tutto. Capisci, ci pagano 600 pesos a settimana, per lavorare dalle 8 di mattina alle 6 di sera, 600 pesos!"

Sophie MacNeill non è marxista ma ha occhi e orecchi e ci fa vedere molto chiaramente la natura di classe del movimento. Descrive l'atteggiamento che i poveri e gli sfruttati hanno nei confronti di Lopez Obrador. "I sostenitori di Obrador si sentono come se lui avesse dato loro una voce e adesso sono qui per essere ascoltati." Questo è un resoconto veritiero delle relazioni fra le masse e Lopez Obrador.

Ai settari tutto questo non piace. Scuotono la testa ed esprimono disgusto. Certamente! Le masse devono sostenere i settari e non Lopez Obrador! Il "dovere" è una categoria filosofica che appartiene all'idealismo Kantiano, non al materialismo dialettico. Quest'ultimo prende il mondo per quello che è - e non per quello che deve essere- analizzandone le tendenze contrastanti ed illustrandone gli sviluppi futuri.

La giornalista prosegue:"Vedo una coppia india non più giovane in testa alla folla. Al marito mancano molti denti davanti ed i suoi vestiti sono rattoppati. Gli vengono le lacrime agli occhi quando si unisce al canto della folla ‘Obrador! Obrador!. Sua moglie mi guarda e vedo che anche lei piange. Mi grida ‘I poveri del Messico hanno bisogno di Obrador!. L'uomo accanto a lei interviene nella conversazione ‘Il presidente è Andres Manuel Lopez Obrador. Che lo vogliano o no!."

Per il formalista settario questo atteggiamento è incomprensibile. Non solo le masse sostengono Obrador, ma lo fanno con entusiasmo, con le lacrime agli occhi. Qual è il segreto di questa strana alchimia? Solo questo: le masse sono state risvegliate dall'apatia e spinte alla lotta. Iniziano a sentire la loro forza e il loro potere collettivo. E lo identificano con l'uomo attorno al quale si è coagulato il movimento. Ai loro occhi la figura di Obrador assume un significato ed un potere quasi mistico.

The Nation ha dato la seguente descrizione dell'ambiente fra la gente: "Hanno costruito templi e altari e pregano per l'intervento divino. A centinaia sono andati in pellegrinaggio al santuario della Vergine di Guadalupe, alcuni trascinandosi sulle ginocchia, per chiedere alla Madonna Nera di portare fortuna. ‘Dio non appartiene al PAN!' intonano mentre marciano lungo il grande viale che porta alla basilica. ‘Amlo merita un miracolo' dice ad un cronista la settantenne bisnonna Esther Ortiz, mentre si inginocchia per pregare davanti all'altare dorato.

Alcune chiese hanno mostrato un video che sostiene che Lopez Obrador vorrebbe distruggere la famiglia messicana. Il risultato è stato l'uscita di diverse persone dalle chiese. Lo stesso cronista riferisce dell'enorme fermento sociale che si fa sentire perfino nelle chiese. "Alla cattedrale metropolitana a fianco dello Zocalo, un giovane fedele interrompe il cardinale Norberto Rivera con grida a favore di Lopez Obrador ed è prontamente fatto uscire a spintoni fuori dall'edificio dagli scagnozzi del prete. La domenica successiva le grandi porte della cattedrale sono massicciamente sorvegliate, e i fedeli che entrano in chiesa vengono controllati per vedere segni di devozione a Lopez Obrador. Centinaia di suoi sostenitori si accalcano di fronte all'antica cattedrale gridando "voto per voto!" ed affermando che il cardinale Rivera è un pederasta." (The Nation, 25 agosto)

Le frasi riportate indicano che c'è stato un cambiamento profondo nelle aspettative e nella prospettiva delle masse. Le persone che fanno capolino dalle citazioni precedenti non sono attivisti politici ma uomini e donne qualunque appartenenti alla classe lavoratrice che sono stati spronati a lottare non in base ai libri e alla teoria, ma a causa delle esperienze della vita stessa.

Non hanno un'ideologia chiaramente definita. Sono ancora sotto l'influenza della religione. Ma erano così anche i lavoratori russi nella prima rivoluzione.

Quanto accaduto in Messico conferma pienamente l'analisi marxista. Nella battaglia tra Lopez Obrador e Vicente Fox i marxisti messicani danno un appoggio critico a Lopez Obrador. Stando al fianco delle masse i marxisti hanno partecipato alla campagna elettorale, chiedendo di votare il candidato del PRD mentre al tempo stesso esigevano l'adozione di un programma socialista. Questa posizione corretta ha avuto un'ampia risonanza tra le masse che stanno lottando per rovesciare il governo di Fox.

Immaturità delle masse?

Alcuni nella sinistra vedono l'influenza della religione come un segno di un "basso livello di coscienza politica". Questo dimostra un grosso limite nella comprensione rispetto a come procede una rivoluzione. Nel gennaio del 1905 la classe lavoratrice russa salì per la prima volta alla ribalta della storia con una manifestazione pacifica, guidata da un prete, per fare appello allo Zar (il "piccolo Padre"). Nelle loro mani non tenevano bandiere rosse ma icone religiose e immagini della Vergine.

Ci è voluta l'esperienza della rivoluzione e soprattutto il massacro della Domenica di Sangue per cancellare queste illusioni nella coscienza delle masse. Come Lenin era solito dire citando un vecchio proverbio russo, "la vita insegna". Sia la giovane donna che prega per Lopez Obrador nella chiesa della Madonna di Guadalupe che il giovane uomo che si scontra con il cardinale e viene fisicamente mandato fuori dalla chiesa sono, a modo loro, espressioni di un profondo processo rivoluzionario.

Gli snob della classe media punteranno sull'immaturità politica delle masse come su un argomento contro la possibilità di successo di una rivoluzione socialista in Messico. Anche in Russia c'erano persone così: i Menscevichi si opponevano accanitamente all'idea che gli arretrati contadini russi potessero prendere il potere in Russia prima che nell'avanzata Europa occidentale. La storia ha dimostrato che questa convinzione era sbagliata. Il Partito Bolscevico, sotto la guida di Lenin e Trotskij, basandosi sul movimento vivo delle masse e sulla ideologia rivoluzionaria del Marxismo, ha portato i lavoratori e i contadini alla presa del potere e a trasformare la storia del mondo.

Le masse messicane hanno dimostrato un livello molto alto di maturità politica, benché le loro azioni siano ancora molto più avanzate della loro coscienza politica. Questo non è sorprendente. In ogni Paese le masse non imparano dai libri ma dalla loro esperienza, particolarmente dall'esperienza della lotta. I lavoratori imparano più in un giorno di sciopero che in dieci anni di routine. E una rivoluzione è come uno sciopero su vasta scala. Lenin, che era un grande teorico, era solito ripetere: "per le masse un grammo di pratica vale una tonnellata di teoria". In una rivoluzione le masse imparano velocemente.

Lasciamo che i piccolo borghesi con la puzza sotto il naso e i burocrati si lamentino del presunto "basso livello politico" delle masse. Noi marxisti rendiamo onore al movimento dei lavoratori e dei contadini messicani. Ne ricaviamo entusiasmo e ispirazione. E lo sosteniamo con tutto il nostro essere. Con ogni loro azione le masse stanno sfidando direttamente la classe dominante. Quella che è iniziato come una lotta contro i brogli elettorali si sta rapidamente tramutando una situazione rivoluzionaria, nella quale si intravedono già elementi di dualismo di potere.

La falsa teoria delle "due fasi"

Il problema non è il "basso livello di coscienza delle masse", che stanno facendo tutto quello che possono per cambiare la società. Il problema è, al contrario, il basso livello di coscienza in quelli che pretendo di essere le guide delle masse, persone che magari hanno letto libri, ma mancano di spirito rivoluzionario, non hanno fiducia nelle masse, non credono nel socialismo e sono corrotte dal veleno dello scetticismo. Questi miserabili ex-rivoluzionari, ex-guerriglieri, ex-comunisti che hanno abbandonato la prospettiva del socialismo e sono passati dalla parte del capitalismo, esercitano dappertutto un'influenza dannosa e corrosiva, ma soprattutto in America Latina.

In Messico questi stessi elementi stanno cercando di fermare il movimento, confondendo i lavoratori e i giovani con false idee come la teoria Menscevico-Stalinista delle "due fasi". Secondo questa pericolosa teoria, i lavoratori e i contadini non devono lottare per il socialismo. Devono invece sostenere la "borghesia progressista", difendere la democrazia e poi si può parlare di socialismo - in un futuro vago e lontano. Alcuni settori del movimento, sotto l'influenza negativa dello stalinismo, cercano di contenerlo negli angusti limiti della democrazia borghese. Questo è un errore irrimediabile. In realtà il Messico si è lasciato alle spalle lo stadio della rivoluzione borghese già da un pezzo. Tutto quello che poteva essere ottenuto con una rivoluzione borghese è stato conquistato dopo il 1910-1917.

La borghesia messicana ha avuto più di un secolo a disposizione per far vedere quello che sa fare, e i risultati sono ben visibili al popolo messicano. Parlare adesso del bisogno di una rivoluzione democratico-borghese in Messico è un inganno vergognoso ed un tradimento del popolo. Quello che ci vuole non è un appello alla borghesia per "più democrazia" ma preparare le condizioni affinché il potere venga trasferito nelle mani della classe lavoratrice, la sola classe che può portare il Messico fuori dall'impasse di povertà, ignoranza e sfruttamento in cui l'ha condotta la borghesia messicana.

Lo stadio attuale corrisponde a quello della mobilitazione iniziale delle masse, il loro risveglio alla vita politica. E' abbastanza naturale che questo stadio sia accompagnato da ogni tipo di confusione e illusioni, specialmente sulla democrazia. Il modo per aiutare le masse a sconfiggere queste illusioni non è negare la democrazia ma, al contrario, lottare con la massima determinazione per tutte le rivendicazioni democratiche, contro i brogli elettorali, spiegando tuttavia che il solo modo per garantire democrazia ed elezioni senza brogli è per la classe operaia insieme ai suoi naturali alleati, i contadini e i poveri delle città prendere il potere. Fino a quando la corrotta borghesia messicana rimane al potere, la democrazia sarà sempre ridotta ad una frase vuota. Questo è un concetto che ogni lavoratore e contadino messicano può capire!

Marxismo e democrazia

Le masse hanno avuto una lezione molto chiara sulla vera natura delle istituzioni della "democrazia" messicana. Detto per inciso, queste non sono poi così diverse dalle istituzioni di ogni altra democrazia borghese, solo più sfacciate e stupide. Questo è quanto accade anche per quella che viene ironicamente descritta come "libera stampa". C'è una quantità di prove di urne elettorali aperte illecitamente, schede rubate o illecite, fogli per i conteggi manomessi ed altre anomalie bizzarre. Ciò nonostante solo La Jornada, di tutta la stampa messicana, ha ritenuto che valesse la pena menzionarle. John Ross scrive :"Il silenzio dei media messicani e dei loro complici nella stampa internazionale in ossequio alla "Grande Frode" è pesante - anche se cercano di riempire i loro giornalacci con attacchi frontali a Lopez Obrador per aver congestionato il traffico di Città del Messico" (The Nation, 25 agosto).

I Marxisti combatteranno sempre con forza per la difesa di tutti i diritti democratici che sono stati ottenuti dalla classe lavoratrice con la lotta. Fino a quando la classe lavoratrice non sarà pronta ad abbattere il capitalismo e sostituire la falsa e corrotta democrazia borghese con una autentica democrazia della classe lavoratrice, è nostro dovere combattere tutti i tentativi della classe dominante di restringere gli spazi democratici. Partecipiamo alle elezioni e utilizziamo la lotta elettorale per mobilitare le masse ed istruirle rispetto ai limiti della democrazia borghese. Faremo uso di ogni opportunità democratiche che ci sono disponibili, compreso il parlamento borghese. Ma spiegheremo che, in ultima analisi, la vera lotta avverrà sempre fuori dal parlamento - nelle strade, nelle fabbriche, nei villaggi, nelle caserme dell'esercito.

Il punto di partenza della rivoluzione messicana è stata la lotta contro i brogli elettorali. Questa ha un carattere essenzialmente democratico-borghese. Ma in realtà questa è solo una questione di forma. Il movimento delle masse in sostanza è andata ben al di là della fase puramente democratica. Ha una propria logica ed una propria dinamica e ciò confligge apertamente con le vere fondamenta del dominio della borghesia. Giorno dopo giorno il problema non è a favore o contro Lopez Obrador, ma: chi comanda in casa, noi o voi?

La classe lavoratrice

I lavoratori devono avanzare le proprie autonome richieste di classe, mentre al tempo stesso lottano per rivendicazioni democratiche e cercano di radicalizzare il movimento. I lavoratori sosterranno le richieste più radicali dei contadini e dei nativi messicani, delle donne e dei giovani. Solo in questo modo il proletariato avrà il posto che gli spetta alla guida dell'intera nazione.

Una posizione chiave è quella dei sindacati. I sindacati sono le organizzazioni di base della classe operaia. Hanno un ruolo chiave da giocare nella rivoluzione socialista - sia prima che dopo la presa del potere. Sfortunatamente, sembra che molti dei sindacati messicani (con eccezioni lodevoli come il sindacato degli insegnanti a Oaxaca) non stiano prendendo parte attivamente al movimento.

Il potenziale rivoluzionario delle masse si dimostra in ogni fase. I sindacati, imbrigliati da un gruppo di burocrati, arrancano. Questa è una debolezza importante. Ma non è senza precedenti, né è necessariamente fatale. Nella Rivoluzione russa del 1917 molti dei sindacati rimasero sotto il controllo dei Menscevichi fino a novembre e anche oltre. I Bolscevichi dovevano basarsi in molti casi sui comitati di fabbrica, che erano più vicini al vero stato d'animo della classe lavoratrice. Mentre continuano a lavorare nei sindacati e fanno di tutto per coinvolgere i sindacati nel movimento rivoluzionario e preparare uno sciopero generale, i Marxisti devono prendere parte attiva nella formazione di comitati d'azione, comitati di sciopero, assemblee popolari e altri organismi sul modello dei soviet che racchiudano le più ampie masse di lavoratori, contadini, poveri delle città e altri gruppi oppressi.

Lo slogan principale in questo periodo in Messico è formare i soviet. Ma poiché la parola russa non avrebbe nessun significato in Messico, è meglio usare la terminologia che è nata dal reale movimento rivoluzionario delle masse. Qualunque parola verrà usata, sarà chiaro ai lavoratori e ai contadini che ciò di cui parliamo sono organi democratici di lotta rivoluzionaria, dotati di un'ampia base, che il giorno dopo la vittoria dell'insurrezione possono essere trasformati in strumenti di democrazia rivoluzionaria diretta. Questo può essere chiaramente visto nel movimento rivoluzionario a Oaxaca.

L'insurrezione a Oaxaca

La rivoluzione si è spinta più avanti a Oaxaca che da qualunque altra parte. Il "caudillo" locale Ulises Ruiz Ortiz è stato responsabile di molti omicidi eseguiti da criminali armati legati al partito al potere. Il suo regime del terrore comprendeva rapimenti, arresti arbitrari, carcerazioni, tortura e omicidi. I suoi sostenitori armati godevano dell'impunità per i loro crimini contro il popolo. Ma ora la popolazione si è rivoltata in blocco contro di lui. Due giorni dopo l'attacco agli insegnanti c'è stata un'imponente manifestazione con 400mila partecipanti che chiedevano le dimissioni del governatore.

Il movimento di Oaxaca ha avuto una risposta brutale dalla polizia, diretta indiscriminatamente verso uomini, donne e bambini, con gas e pallottole e usando perfino un elicottero per spruzzare gas sull'accampamento di scioperanti. Questo ha provocato una sollevazione di massa nello stato e anche al di fuori di esso. Gli insegnanti hanno contrattaccato, respingendo la polizia dopo quattro ore di battaglia, riprendendo in mano il centro cittadino. L'eroismo degli scioperanti ha ottenuto l'ammirazione della popolazione dello Stato. Hanno dimostrato la loro ferrea determinazione a non essere sottomessi con il terrore.

Qui si vede il potenziale della classe lavoratrice e dei sindacati a porsi alla testa delle masse in lotta, mentre lottano per le proprie rivendicazioni di classe. La rivolta di Oaxaca è stata guidata dagli insegnanti. Il sindacato degli insegnanti (SNTE) era legato tradizionalmente al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), ma ad Oaxaca la fazione di sinistra CNTE aveva il controllo della sezione locale. Un processo simile avrà luogo in un sindacato dopo l'altro nel turbolento periodo della lotta di classe che è iniziato in Messico.

Sotto la pressione delle masse, anche i sindacati più a destra e burocratizzati saranno trasformati da cima a fondo. Una volta che le masse sono state coinvolte nella lotta, comprenderanno inevitabilmente il proprio potere: il potere di un'organizzazione di massa. Ci sono state dimostrazioni di massa con 120000 partecipanti con uno spirito di combattività mai visto prima. Un testimone ha scritto, a proposito del 7 giugno:"Tutto l'a situazione era pervasa da una sensazione di potere del popolo".

Il movimento delle masse ha portato rapidamente alla formazione di un'assemblea in tutto lo stato, l'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca, o APPO.

John Peterson scrive:

"L'APPO è emerso come un potere autenticamente popolare ed alternativo, il primo germe del potere dei lavoratori a Oaxaca e in Messico. Rappresentanti delle assemblee di quartiere sono eletti in ogni strada, e a loro volta eleggono rappresentanti all'APPO. Questi rappresentanti eleggibili e revocabili sono responsabili per la sicurezza e per far sì che la vita quotidiana vada avanti senza intoppo negli quartieri e nelle città."

Cos'è questo se non un soviet?

E George Salzman riferisce: "Spinti dall'iniziativa degli insegnanti e della violenta repressione statale, l'assemblea è andata chiaramente ben oltre le iniziali rivendicazioni degli insegnanti, che erano limitate a problemi di natura educativa. Estromettere il governatore dello stato era già accaduto tre volte a Oaxaca. Niente di ordinario, ovviamente rischioso, ma di per sé non un atto rivoluzionario" ("Dallo sciopero degli insegnanti al dualismo di potere", Counterpunch, 30 Agosto 2006).

Questo va al cuore del problema. Il movimento rivoluzionario delle masse sta andando oltre le richieste iniziali. Ciò rientra nella natura delle cose. La logica stessa della lotta conduce le masse a sviluppare conclusioni rivoluzionarie. Le masse hanno bisogno di un'organizzazione, espressa nelle Assemblee del Popolo, che sono Soviet in tutto tranne che nel nome. Sono espressioni organizzate di un nuovo potere, che sfida ripetutamente il "diritto sacro a governare" della borghesia e dei suoi agenti politici. I due poteri rivali cozzano l'uno contro l'altro. I lavoratori e i contadini cercano di prendere la guida della società nelle proprie mani: il vecchio potere resiste. Si rifiuta di morire. Deve essere abbattuto.

Le aspirazioni rivoluzionarie delle masse erano rivelate dal programma adottato dalla prima assemblea popolare statale, l'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca, che si è autoproclamata la autorità suprema di Oaxaca, sostenendo l'illegittimità della struttura politica esistente.

L'assemblea del Popolo di Oaxaca ha una base ampia - che è vero. Ma secondo alcuni resoconti ha escluso qualsiasi gruppo dal carattere esplicitamente politico - che, se fosse vero, sarebbe un errore. Secondo un resoconto di Nancy Davies, all'incontro iniziale dell'Assemblea Popolare il 17 giugno "erano presenti 170 persone rappresentanti 85 diverse organizzazioni". Compresi, o comunque invitati, "erano tutti i delegati SNTE, membri dei sindacati, organizzazioni sociali e politiche, organizzazioni non-governative, collettivi, organizzazioni per i diritti umani, genitori, contadini possidenti, municipalità, e cittadini di tutto lo stato di Oaxaca". Il suo obiettivo era di essere aperto a tutti i cittadini dello Stato.

Sembra che non ci siano stati tentativi di escludere borghesi e altri sfruttatori dall'assemblea. Comunque, nella pratica, la borghesia continuerebbe a sostenere il regime esistente. Non vorrebbero essere coinvolti in un organo rivoluzionario di potere. La leadership in un primo momento ha cercato di limitare le richieste dell'Assemblea Popolare alla rimozione del governatore. Questa richiesta, di per sé pienamente giusta e necessaria, non va abbastanza in là. La rimozione di un governatore riuscirebbe ben poco a risolvere i problemi del popolo. Le masse lottano per il potere, per un cambiamento profondo nella società.

Nonostante i limiti della leadership, i lavoratori hanno da subito adottato misure rivoluzionarie che mettono in discussione chiaramente il potere statale esistente. Hanno rinforzato le barricate contro i futuri attacchi della polizia. Hanno dirottato autobus, non solo per passeggeri, ma anche veicoli della polizia e del governo, alcuni dei quali sono stati usati per bloccare l'accesso allo zocalo e ad altri accampamenti del popolo, o come mezzi di trasporto. I lavoratori hanno bloccato autostrade e occupato edifici del governo. Hanno impedito al governo ufficiale di espletare le proprie funzioni: legislativa, giudiziaria, esecutiva (cioè amministrativa).

Queste tattiche vanno ben oltre la disobbedienza civile invocata da Lopez Obrador. Queste azioni delle masse sono illegali dal punto di vista dello stato borghese. Si stanno anche armando, come riferisce George Salzman: "Alcuni di loro hanno aste, bastoni di ferro, e perfino machete, ma questi sono per l'autodifesa. L'usanza qui non è "offrire l'altra guancia". Non si mettono a sedere e pregano se la polizia cerca di colpirli".

La lotta per i mass media

L' attacco del 14 giugno ha distrutto la radio degli insegnanti, Radio Planton, che era stata usata come cassa di risonanza per la propaganda dall'inizio dello sciopero e come vitale collegamento per la comunicazione. In risposta, gli studenti dell' Università Autonoma Benito Juarez di Oaxaca (UABJO) si sono impadroniti della stazione radio dell'università, una radio dotata di regolare licenza con un trasmettitore molto più potente, e l'hanno tenuto acceso ininterrottamente in sostegno della ribellione allora in rapida ascesa. Comunque agenti del governo si sono infiltrati fra gli studenti e hanno distrutto le loro attrezzature l'8 agosto con acido solforico.

La lotta per controllare i mezzi di comunicazione ha raggiunto un livello qualitativo mai visto quando un gruppo di donne che battevano i loro vasi e le loro pentole con un cucchiaio di legno si è impossessato della radio e delle televisioni statali. Il servizio televisivo espropriato è stato ribattezzato Tv Caserolas. In questo periodo le "voci e immagini della gente" hanno dominato queste frequenze televisive solitamente controllate dallo stato, come Saltzman riferisce:

"Gente comune vestita con abiti di tutti i giorni parlava della loro stessa esistenza per come la concepivano, di quello che il neo-liberismo significa per loro, del Plan Pueblo Panama, della perdita delle loro terre a vantaggio delle società immobiliari e delle multinazionali della lavorazione della carta, di scuole di montagna a pezzi senza gabinetti, di comunità prive di acqua potabile o di sistemi fognari, e così via, tutti bisogni che potrebbero essere soddisfatti se la ricchezza non fosse rubata dai ricchi capitalisti e dai corrotti agenti del governo". ( "Dallo sciopero degli insegnanti verso il dualismo di potere", Counterpunch, 30 agosto 2006).

Che immagine piena di ispirazione ci viene presentata! E queste trasmissioni non erano limitate a Oaxaca.

Lo spirito internazionalista dei lavoratori e il loro elevato livello di coscienza è stato dimostrato dal fatto che Canale 9 ha mandato in onda un documentario sulle condizioni di vita dei Palestinesi nei Territori Occupati. Canale 9 e Radio 96.9 hanno trasmesso in tutto lo stato per tre settimane, dal primo agosto fino a quando le forze dello stato non l'hanno riconquistato con un blitz la mattina presto del 21 agosto. In risposta questa aggressione , gli insorti si sono impadroniti di dodici stazioni radio appartenenti a nove diverse compagnie. La lotta per il controllo dei mass-media va avanti.

Il ruolo dell'imperialismo

Calderon ha il sostegno dell'imperialismo a livello mondiale. Sia George Bush che l'ambasciatore statunitense Tony Garza si sono affrettati in maniera disgustosa a congratularsi con Calderon dopo le elezioni del 2 luglio. Adesso che questa vittoria è stata confermata, Washington e gli stati membri dell'unione europea faranno la coda per mettere le proprie mani sulla compagnia petrolifera PEMEX di proprietà dello Stato messicano.

Gli imperialisti USA guardano con molta preoccupazione agli sviluppi a sud del Rio Grande. Secondo la radio Air America, pattuglie della marina statunitense sono state fatte partire "per salvaguardare le piattaforme petrolifere messicane nel Golfo". Tuttavia la prospettiva di un intervento armato degli USA è remota. L'esercito statunitense è impegnato in Iraq e in Afghanistan. E' molto improbabile che vogliano aprire un altro fronte in questo periodo, e men che mai in America Latina.

Gli strateghi dell'imperialismo sanno che è impossibile intervenire con successo contro una rivoluzione. Hanno ricevuto in passato una dura lezione in Iran e non hanno dimenticato come sono stati umiliati. Se cercassero di intervenire in Messico dovrebbero fronteggiare una resistenza accanita. I Messicani combatterebbero come leoni per difendere il proprio Paese da un imperialismo straniero che odiano. Ci sarebbero movimenti esplosivi in ogni Paese dell' America Latina, e non solo a sud del Rio Grande. Il recente massiccio movimento degli immigrati negli Stati Uniti dimostra l'enorme potenziale rivoluzionario dell'elevato numero di "latinos" oppressi che adesso rappresentano la più grande minoranza etnica del Paese. Gli imperialisti dovrebbero subito fronteggiare insurrezioni dentro gli stessi Stati Uniti se osassero invadere il Messico. Il grande scontento che si fa strada nelle viscere della società statunitense si coalizzerebbe attorno a questo tema. Il regime di Bush sarebbe spazzato via, inaugurando una situazione completamente nuova negli USA.

Un intervento diretto delle forze dell'imperialismo USA è quindi escluso nell'attuale contesto. Ma questo non significa minimamente che Washington rimarrà a braccia conserte. La CIA e l'ambasciata USA a Città del Messico si saranno molto da fare, complottando con Fox e i suoi tirapiedi per sconfiggere la rivoluzione. I ripetuti attacchi al movimento a Oaxaca sono come delle perlustrazioni in una battaglia. Sono fatte per sondare il terreno per un confronto più serio. Fino ad ora sono state respinte grazie all'azione militante delle masse, che hanno dimostrato la propria determinazione nel difendersi.

La classe dominante messicana ha un operato particolarmente sanguinario nel sopprimere i movimenti rivoluzionari di massa. Questo è stato dimostrato nel settembre e ottobre 1968, proprio prima dell'inizio dei giochi olimpici, quando il presidente Gustavo Diaz Ordaz ha ordinato l'uccisione degli studenti in sciopero in una piazza del centro cittadino non lontano da dove i dimostranti sono adesso assembrati. 300 persone vennero uccise in piazza delle Tre Culture ed i loro corpi cremati al campo militare numero 1 nella parte occidentale di Città del Messico.

Il giornale progressista La Jornada ha diffuso una foto amatoriale di convogli armati che trasportavano soldati travestiti da contadini e giovani malviventi. Questo indica che una politica di provocazioni sistematiche viene messa in campo. Lopez Obrador ha paragonato il Presidente Vicente Fox a Diaz Ordaz. Il confronto è appropriato. Se Fox non ha ancora usato l'esercito, non è per considerazioni umanitarie ma perché teme le conseguenze che potrebbero prodursi. Uno scontro che finisce nel sangue e l'intero Messico brucerebbe. Alcune fonti hanno rivelato che non meno del 70% dei soldati semplici ha votato per Lopez Obrador il 2 luglio. L'esercito andrebbe in pezzi e Fox perderebbe il potere, ponendo all'ordine del giorno un cambiamento rivoluzionario.

Lo stesso articolo di John Ross mette in luce l'evoluzione che c'è stata negli slogan gridati dai dimostranti: "La trasformazione di queste "magie" è affascinante. All'inizio, lo slogan standard "voto per voto, urna per urna" veniva ripetuto automaticamente ogni volta che Lopez Obrador prendeva in mano il microfono. "Non sei solo!" e "Presidente" avevano i loro momenti di gloria. "Frode" è ancora popolare, ma in questi ultimi giorni "no Pasaran" - l'urlo dei difensori di Madrid mentre le orde fasciste di Francisco Franco premevano alle porte di Madrid nel 1936 - è stato sentito spesso.

In questo contesto "no Pasaran" significa "non lasceremo che Felipe Calderon diventi presidente".

Comunque il 7 settembre la TRIFE, nonostante tutte le prove, ha deciso in favore di Calderon. La più importante corte in materia di elezioni ha preso una decisione e non si può fare ricorso. Questo significa che tutte le possibilità legali sono state esaurite. Ora l'unica via d'uscita è la lotta.

La decisione del tribunale elettorale è stata di per sé un'evidente provocazione. Ha "preso nota che Calderon, il candidato del PAN che era stato proclamato vincitore dall'Istituto Federale Elettorale (IFE) sul filo di lana con il 55% di voti su 41,6 milioni di voti assegnati, aveva ottenuto decine di migliaia di voti in realtà non validi. Il TRIFE, in un riconteggio parziale di meno del 10% delle 130000 suddivisioni amministrative organizzate due settimane prima, aveva annullato 237000 voti, più del presunto margine di distacco di Calderon". (Riferito da John Ross, pubblicato on-line il 6 settembre del 2006).

In altre parole il tribunale elettorale ha ammesso tutte le accuse di frode e poi ha assegnato la vittoria a Calderon. Immediatamente decine di migliaia di sostenitori di Lopez Obrador si sono radunati fuori dal bunker del tribunale nella parte sud di Città del Messico gridando "Frode!", "Ladri!", mentre i giudici uscivano scortati dalla polizia militare.

Un' assemblea nazionale democratica

Nel mezzo di questi drammatici avvenimenti il subcomandante Marcos e i suoi seguaci sono spariti dalla scena politica. Con le loro politiche false gli zapatisti si sono condannati all'insignificanza sul piano politico. Come avevamo previsto, hanno perso ogni credibilità per la loro condotta scandalosa nelle elezioni, insieme alle sette dell'ultrasinistra che hanno tentato di organizzare una cosiddetta "campagna alternativa" diretta contro Lopez Obrador. All'opposto, i marxisti messicani del Militante hanno adottato una tattica corretta, offrendo un appoggio critico a Lopez Obrador, e adesso stanno giocando un ruolo importante nel movimento rivoluzionario delle masse.

Ora Lopez Obrador ha convocato un'Assemblea Nazionale Democratica per decidere del futuro del Paese ed eleggere un presidente legittimo. Questo è un passo importante. Ma cosa rappresenta? Che cosa vuole l'Assemblea Nazionale Democratica? La questione viene discussa in tutti i livelli del PRD, particolarmente nella base. Non c'è dubbio che per la burocrazia del PRD la convocazione dell'Assemblea sarebbe essenzialmente un altro raduno di massa per far pressione su Felipe Calderon. Calderon potrebbe fare delle concessioni. Potrebbe offrire ad alcuni leader del PRD posti di secondaria importanza nella sua amministrazione. Siccome molti elementi del PRD sono in realtà infiltrati del PRI, interessati solo a fare carriera, questo potrebbe portare a dei conflitti all'interno del PRD.

I militanti di base del PRD, i lavoratori, i contadini e i giovani rivoluzionari, non vogliono le briciole dal tavolo della borghesia: vogliono prendere il potere. Per loro l'Assemblea Nazionale Democratica è un governo alternativo. Ma poiché lo stato borghese ha già riconosciuto il governo di Calderon come l'unico legittimo, la dichiarazione di un governo di resistenza guidato da Lopez Obrador sarebbe un atto evidentemente rivoluzionario.

Andres Manuel Lopez Obrador ha promesso un cambiamento radicale del Paese attraverso la creazione di un governo parallelo. Ha detto " Andiamo verso un cambiamento profondo, radicale, perché è quello di cui il Messico ha bisogno. E' una trasformazione da cima a fondo. Andiamo verso la costruzione di un nuovo Paese che sia equo e degno di rispetto". Ha detto: "Non decideremo solo della nostra forma di governo...ma definiremo anche qualcosa di molto importante: il piano fondamentale per la trasformazione del Messico".

Questo è quello che i lavoratori e i contadini desiderano ardentemente!!! I militanti di base del PRD non vogliono accordi e compromessi con la borghesia. Le masse che sostengono il PRD non vogliono che il partito si comporti come il PAN e il PRI. Non vogliono un partito dove, una volta al potere, dilaghino corruzione e carrierismo. Di conseguenza, bisogna proporre un programma che garantisca che un governo del PRD rappresenti veramente il popolo. Un programma di questo tipo esiste. E' il programma dei quattro punti che Lenin elaborò alla vigilia della Rivoluzione Bolscevica:

1) Elezioni libere e democratiche con diritto di revoca di tutti gli funzionari;

2) Nessun funzionario deve ricevere uno stipendio più alto di un lavoratore qualificato;

3 )Nessun esercito permanente ma il popolo in armi;

4) Gradualmente tutti i compiti della burocrazia devono essere svolti da ciascuno a rotazione ("quando tutti sono burocrati, nessuno è un burocrate!").

La questione della violenza

Lopez Obrador promette di non fare ricorso alla violenza. Propone una rivoluzione non-violenta per trasformare il Messico e consiglia ai suoi seguaci di seguire il cammino della resistenza civile non violenta, come insegnato da Martin Luther King jr e dal Mahatma Gandhi. Ma questo non dipende solo dalle intenzioni di Lopez Obrador. La borghesia ha le proprie idee in merito!

Il leader del PRD ha convocato un milione di delegati allo Zocalo per un'Assemblea Nazionale Democratica il giorno dell'indipendenza - il 16 settembre - una data di solito riservata a grandi parate militari. Si prepara il terreno per uno scontro importante. Fox si prepara a reprimere il movimento con mezzi violenti. Sta già usando la stampa prostituita per preparare l'opinione pubblica a provvedimenti restrittivi e alla repressione dei manifestanti. La borghesia si prepara all'azione. Il giorno in cui Fox aveva in programma di leggere il proprio discorso sullo Stato dell'Unione, le Forze armate hanno circondato il Parlamento nazionale con un anello d'acciaio. In un resoconto da Città del Messico pubblicato su La Nacion, John Ross scrive:

"L'edificio che ospita il congresso nella grandiosa piazza dello Zocalo è circondata da barriere di metallo alte due metri, 3000 agenti della PFP (polizia federale preventiva, una forza di polizia nata dall'esercito) con il casco abbassato, e membri dell'elitario Stato Maggiore, o comando militare presidenziale, a formare una seconda linea di difesa. Armati di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e carri armati leggeri, questa forza è stata destinata a proteggere la legge e l'ordine e le istituzioni della repubblica contro la massa dei sostenitori della sinistra che minacciano di prendere d'assalto il Palazzo Legislativo - o almeno questo è quello di cui il presidente informa i cittadini in ripetuti messaggi alla televisione nazionale" (The Nation, 25 agosto).

In queste circostanze non bisogna cadere nelle provocazioni. Ma una cosa è consigliare alle masse di evitare violenze inutili e scontri isolati con la polizia e con l'esercito, che darebbero solo il pretesto alle autorità per lanciare una campagna di repressione sanguinaria. Altra cosa, piuttosto diversa, è creare l'illusione che lo stato borghese possa essere sconfitto solo in base alla resistenza passiva. Il movimento deve fare dei passi per difendersi. Gli elementi di resistenza popolare già esistono in forma embrionale. E' necessario iniziare una preparazione seria e sistematica per una milizia popolare, pronta e capace di difendere i picchetti e di proteggere i manifestanti dalle provocazioni armate.

Al centro dell'intera equazione c'è la condotta dell'esercito. In ultima analisi il risultato della lotta sarà determinato da questa questione. L'esercito è composto da giovani lavoratori e contadini in uniforme. Consentiranno di essere usati dai padroni dello Stato per reprimere il popolo?

Entrambi gli schieramenti hanno fatto appello all'esercito. In un messaggio preregistrato alla nazione la notte della conferma della sua vittoria, Calderon ha lungamente lodato l'esercito come una delle istituzioni più amate della nazione. Sta chiaramente preparando l'intervento dei militari per sfrattare decine di migliaia di dimostranti accampati nella capitale. Da parte sua, Lopez Obrador si è spesso rivolto ai generali affinché non permettano che l'esercito venga usato in un conflitto politico contro il popolo. Questo appello troverà risposta oppure no? E' questo il nocciolo della questione.

In qualsiasi esercito ci sono vari livelli. C'è uno strato di elementi arretrati e declassati - una minoranza di malviventi e potenziali fascisti - pronti ad ogni atto di barbarie. Dall'altra parte c'è una minoranza di soldati che sono rivoluzionari, potenziali o veri e propri. I primi sono pronti a sparare sui civili disarmati. Ma molti soldati semplici sarebbero disgustati da una tale prospettiva. Simpatizzano con il movimento di massa e vorrebbero uscire allo scoperto schierandosi dalla parte della rivoluzione. Ma affinché questo accada, è necessario che vedano che le masse sono determinate ad andare fino in fondo.

La polizia è sempre più arretrata dell'esercito, benché esistano diversi settori anche nella polizia. Hanno attaccato i dimostranti e colpito persone senza nessuna pietà; hanno sparato candelotti fumogeni e colpito un dimostrante disarmato con i propri manganelli. I deputati del PRD sono stati assaliti. I cannoni ad acqua della polizia sono stati schierati nelle strade circostanti l'edificio del congresso e centinaia di poliziotti federali pattugliano le strade della capitale. A Oaxaca la polizia e le forze paramilitari al loro servizio si sono comportati con violenza ancora maggiore.

I Marxisti non difendono la violenza. Siamo d'accordo che un trasferimento pacifico del potere alla classe operaia è altamente desiderabile. Ma abbiamo anche studiato la storia e imparato qualche lezione. La lezione principale che la storia della lotta di classe ci insegna è questa: nessuna classe privilegiata cede il proprio potere e i propri privilegi senza dar battaglia. La classe dominante deve essere disarmata. Questo è il solo modo per prevenire la violenza e lo spargimento di sangue. Ma questo è possibile solo a condizione che le masse siano armate e mobilitate per la trasformazione rivoluzionaria della società. Gli antichi romani dicevano "Se vuoi la pace prepara la guerra". E' un consiglio molto prezioso!

Le lezioni di Oaxaca

Il meraviglioso movimento delle masse di Oaxaca ha posto una minaccia chiara alla classe dominante. Ma le autorità non hanno osato organizzare un attacco diretto come hanno fatto il 14 giugno. Ogni tentativo di reprimere la sollevazione popolare con la forza porterebbe ad una vera e propria esplosione. Invece si sono affidati a operazioni clandestine accuratamente scelte e fatte da sicari assoldati per l'occasione e dagli elementi più criminali della polizia. Un articolo firmato da Diego Enrique Osomo spiega come il governatore di Oaxaca, Ulises Ruiz, organizzi bande di criminali armati per reprimere il movimento:

"Oltre ai tiratori scelti, truppe dalla polizia ministeriale statale, la polizia preventiva federale e la polizia municipale locale sono tutte coinvolte nel realizzare l'"Operazione Grandi Pulizie". Un disertore dell'esercito messicano, di nome Aristeo Lopez Martin, è, lavorando al di fuori delle istituzioni, uno dei partecipanti principali a questa operazione ispirata al manuale "Operazioni psicologiche nella guerra di guerriglia", scritto dalla CIA negli anni 80 per i "contra" nicaraguesi nella loro guerra contro il governo democratico di quel Paese.

In due incontri con altri ufficiali di polizia, Lopez Martinez ha fatto cenno a questo documento controinsurrezionale, che asserisce che il campo di battaglia rappresenta le menti della popolazione, sia quelle dell'esercito che delle ‘nostre truppe'

Il manuale è pieno di atti sprezzanti quasi solo illegali. Tra le tattiche suggerite c'è la pratica degli omicidi verso obiettivi selezionati, attraverso l'ingaggio di criminali; l'infiltrazione della controinsurrezione per obiettivi di sabotaggio è un'altra" (The Narco News Bulletin, 28 agosto 2006).

Queste bande armate hanno già compiuto omicidi e sabotaggi. Di fronte alla violenza organizzata dello Stato, la gente ha il diritto di difendersi. A Oaxaca la APPO ha creato una polizia degli insegnanti che si è trasformata in una forza di autodifesa disciplinata, efficiente e controllata dal popolo, capace di lanciare un'offensiva se necessario. Questo è il modo in cui bisogna andare avanti!

La situazione di Oaxaca non è unica: gli stessi problemi fondamentali esistono in ogni stato messicano. Simili movimenti insurrezionali scoppieranno inevitabilmente in altre parti del paese. L'esempio di una milizia dei lavoratori a Oaxaca dovrebbe essere copiato, sviluppato ed esteso ad ogni altra area. La milizia popolare dovrebbe essere organizzata su linee democratiche e collegata strettamente ai luoghi di lavoro, le aree locali, i sindacati, le sezioni locali del PRD e altre popolari organizzazioni. Tale tipo di polizia non ha niente a che vedere con tattiche avventuriste del terrorismo e della guerriglia urbana, che devono essere respinte con fermezza. Le autorità cercano di screditare le assemblee popolari collegandole - falsamente - a gruppi come l'EPR. La stessa accusa tendenziosa è stata fatta anche alla tendenza marxista messicana, Militante.

La tattica del terrorismo individuale (e della guerriglia urbana, che è solo un altro nome per la stessa cosa) è del tutto estranea alla classe lavoratrice e al marxismo. Rappresentano un pericolo concreto per il movimento di massa, a causa del rischio di infiltrazioni da parte di agenti provocatori. Lo stato borghese cerca di provocare scontri a sangue per trovare il pretesto per reprimere il movimento di massa con la forza. Il pericolo è che settori impazienti della gioventù potrebbero cadere in tali provocazioni, che bisogna evitare a tutti i costi. Ma il solo modo per impedire ai giovani di compiere queste scelte avventuriste è proprio la creazione di una milizia di massa sotto il controllo della classe lavoratrice e delle sue organizzazioni.

La formazione di una milizia del popolo collegata alle Assemblee Popolari e altri organi di democrazia rivoluzionaria è una questione urgente. La necessità di difendere gli accampamenti ed i cortei nasce dal movimento stesso, ed ha senso solo come parte integrante del movimento rivoluzionario di massa

Le assemblee popolari si diffondono

La questione decisiva è la formazione di organi di potere rivoluzionario (i "soviet") in ogni stato. La spinta per la formazione dell'Assemblea Popolare si sta diffondendo rapidamente in Messico. Venerdì primo settembre la quinta Mega-Marcia di Oaxaca convocata dall'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca ha messo assieme più di 300000 persone secondo le stime di Las Noticias. Le masse attraversavano il centro cittadino e finivano questa marcia allegra bruciando immagini del governatore in piazza Zocalo. Una era messa in posizione capovolta sopra un bidone della spazzatura.

Dal palco in piazza Zocalo il leader della Sezione 22 del sindacato degli insegnanti, Enrique Rueda Pacheco, ha usato il celebre slogan di Che Guevara, "Hasta la victoria sempre", quando ha detto che a Oaxaca si sarebbe combattuto fino alla vittoria. In modo più significativo ha detto che a livello nazionale combatteranno per un governo del popolo.

"Abbiamo un movimento nazionale" ha detto "Chiediamo l'unità di tutto il Paese, incluso il PRD, gli zapatisti e tutta la nazione". Ma ha chiaramente spiegato che l'APPO non ha legami con gruppi armati. "Non abbiamo legami, relazioni e coordinamento con nessuna organizzazione guerrigliera armata...rispettiamo tutte le forme di lotta: le persone partecipano come possono". Erano presenti anche persone da Michoacan che organizzeranno la loro terza assemblea popolare il 9 settembre e, secondo Rueda, sono pronti ad una lotta su scala nazionale. La stessa idea di una lotta sviluppata in tutto il Paese è stata ripresa da altri oratori, compreso il leader della Federazione dei Sindacati  e Organizzazioni Democratici di Oaxaca (FSODO).

Questo è uno sviluppo molto importante, che deve essere subito colto e messo in pratica. Le Assemblee Popolari devono essere create a ogni livello: in ogni città e metropoli, ogni quartiere popolare e ogni villaggio. Anche nelle fabbriche e nelle miniere i lavoratori devono eleggere rappresentanti nei comitati di fabbrica; analogamente devono fare gli studenti. Questi coordinamenti democratici di lotta devono essere collegati a livello locale, di distretti, regionale e statale. Infine devono ritrovarsi a livello nazionale, per formare una Assemblea Popolare autenticamente democratica di tutto il Messico: un governo rivoluzionario del popolo.

Il movimento non è finito!

Lenin molto tempo fa mise in luce che ci sono quattro condizioni per una situazione rivoluzionaria:

1) La classe dominante è divisa e in crisi;

2) La classe media oscilla fra la borghesia e il proletariato;

3) Le masse devono essere preparate a lottare e a fare i sacrifici più grandi per prendere il potere;

4) Un partito rivoluzionario e una direzione che sono preparate a guidare la classe lavoratrice alla presa del potere.

In Messico attualmente sono presenti tutti questi elementi tranne l'ultimo.

La proclamazione di Calderon come presidente del Messico non è la fine del problema, ma annuncia una nuova fase nel movimento rivoluzionario. Le opposte fazioni vanno verso una prova di forza decisiva. Questo è chiaro agli strateghi dell'imperialismo. Il Los Angeles Times (3 settembre) cita Armand Peschard-Svedrup, un  esperto del Messico per il centro di studi strategici ed internazionali di Washington,  che afferma :

"La questione diventa: il Messico è sull'orlo di una crisi politica? E si potrebbe dire che questo è il quadro che c'è da venerdì. Sembra non ci sia volontà di negoziare o stringere compromessi...sono come due treni che corrono l'uno contro l'altro".

Il mandato di Fox scade il primo dicembre. Tra oggi e quella data le mobilitazioni continueranno, con flussi e riflussi. Lo sbocco finale non può essere previsto con precisione. Ci sono molti punti critici nel prossimo periodo. Il 15 settembre, vigilia dell'Indipendenza Messicana, il presidente Fox vuole gridare il tradizionale "Viva Mexico!" dal balcone del palazzo nazionale che dà sullo Zocalo. I sostenitori di Lopez Obrador hanno giurato di non cedere la piazza e di proclamare il loro grido alla nazione lo stesso giorno. Un altro punto critico ci sarà il 16 settembre, quando un'imponente parata militare verrà organizzata per commemorare il 196esimo anniversario della liberazione del Messico dalla Spagna. Lopez Obrador ha convocato un milione di delegati da tutto il Paese allo Zocalo lo stesso giorno per una "Convenzione Nazionale Democratica", che ci si aspetta proclamerà un governo di resistenza.

Calderon probabilmente combinerà la repressione con tentativi di corruzione dei leaders del PRD. Il procuratore generale di Fox, Carlos Abascal, ha già avvertito Lopez Obrador che se formerà un governo parallelo potrebbe essere processato per "usurpazione di potere", un crimine per il quale sono previsti molti anni di prigione. Il PRD è sotto minaccia di essere dichiarato illegale per aver impedito a Fox di pronunciare il discorso sullo Stato dell'unione. Ma, come in passato, tali minacce riusciranno solo a far irritare ancora di più le masse e ad aumentare l'appoggio al PRD e a Lopez Obrador.

E' possibile che la classe dominante messicana decida di togliere di mezzo Lopez Obrador con mezzi più duraturi se rifiuta di fare un passo indietro. Insieme alla frode elettorale e alla corruzione, l'omicidio è un tradizionale strumento nell'armamentario della classe dominante messicana, come successo con Emiliano Zapata e Francisco Madero.

Qualunque cosa accada, il Messico non sarà più lo stesso di prima. Se il PAN rimane al potere il governo sarà molto instabile. Sarà scosso da crisi e scissioni, e probabilmente non durerà fino a fine mandato. Oggi la società è profondamente divisa su linee di classe. La polarizzazione aumenta, creando grandi possibilità per la tendenza marxista.

Dualismo di potere

Va a merito di Lopez Obrador di non aver dato segni di cedimento e di aver rivendicato la formazione di un governo parallelo. Ma non ha detto con precisione come questo governo dovrebbe essere formato. In passato ha detto che i suoi sostenitori avrebbero continuato a scendere in piazza, come adesso,per anni, se necessario.

"Possiamo dire in tutta certezza che siamo pronti a resistere costi quel che costi. Saremo qui per anni se la situazione lo richiede" dichiara Obrador. Ma questo non è fattibile. E' essenziale che il movimento di massa avanzi con continuità, conquistando una posizione dopo l'altra. Una rivoluzione che non sviluppa strategie di attacco è sconfitta. E' dunque necessario elaborare una strategia con obiettivi chiari ad ogni fase, dove ogni fase è una tappa verso la conquista del potere.

Per sua natura una situazione di dualismo di potere non può durare a lungo. Prima o poi tale contraddizione deve essere risolta - in un modo o nell'altro. O i lavoratori e i contadini rovesciano il vecchio sistema e prendono il potere nelle proprie mani, oppure alla fine il vecchio sistema verrà ristabilito e liquiderà gli organi embrionali del potere dei lavoratori. Non è possibile nessuna terza via.

La classe dominante messicana è divisa e in crisi, ma tiene ancora in mano l'apparato statale e tutte le altre forme di potere. Le masse sono in piazza e stanno creando le forme embrionali di un nuovo potere statale. Il vecchio ordine vacilla ma rifiuta di morire. Il nuovo ordine lotta per nascere. Questa è l'essenza della situazione. Per risolvere questa contraddizione, ci vuole una leadership determinata e lungimirante. E' proprio ciò che manca.

Alcuni strateghi del capitale probabilmente preferirebbero dare il potere a Lopez Obrador, per far imparare alle masse una dura lezione alla scuola del riformismo. Ma la maggioranza ha deciso di puntare i pedi. Hanno paura che Lopez Obrador non saprà controllare le masse e che un governo del PRD subirà pressioni per andare oltre il punto in cui vuole arrivare. La paralisi della società messicana per alcuni mesi è un grosso inconveniente per loro. Ma è un problema anche per le masse. I lavoratori e le loro famiglie devono mangiare. La società non può stare sempre in uno stato di paralisi. Prima o poi la contraddizione centrale deve essere risolta.

Fino ad ora Lopez Obrador ha continuato a mantenere viva la lotta. Comunque è sottoposto a pressioni enormi. Mancando di una chiara prospettiva rivoluzionaria i piccolo borghesi leader del PRD tenderanno inevitabilmente all'esitazione, vacillando e stringendo compromessi con il nemico.

Noi ovviamente incalzeremo la direzione costringendoli ad andare avanti. Se faranno anche solo un passo avanti, diremo "Bene! Fanne un altro ancora!". Se fanno un passo indietro, li criticheremo e metteremo di fronte alle masse, che vogliono lottare e non fare compromessi. Solo in questo modo potremo far avanzare il movimento, mentre al tempo stesso educhiamo e le masse ed avviciniamo a noi gli elementi più avanzati. Non c'è altra soluzione.

Purtroppo molti elementi sembrano indicare che una parte dei leader del PRD stanno iniziando ad aver paura del movimento che essi stessi hanno fatto crescere, come l'Apprendista Stregone nella celebre racconto di Goethe. Hanno richiamato in vita forze che non sono capaci di controllare. Una parte dei leader più corrotti alla fine passerà dalla parte di Calderon. Questo provocherà una crisi nel PRD. La base domanderà l'espulsione degli elementi borghesi fra i dirigenti. E' ora di eliminare dal PRD i corpi estranei: burocrati corrotti e infiltrati borghesi del PRI!

I marxisti chiedono la convocazione di un'assemblea nazionale di delegati, alla quale ogni assemblea popolare possa inviare propri delegati eletti. Questo sarebbe un vero governo parallelo nazionale - non solo a parole ma nei fatti. La proposta di Assemblea Nazionale Democratica per il 16 settembre, giorno dell'indipendenza messicana, potrebbe essere l'inizio di una vera sfida rivoluzionaria. Ma i leaders del PRD l'hanno trasformato in un'assemblea aperta, cioè in una manifestazione di massa.

Una manifestazione di massa non è un governo rivoluzionario: è solo una manifestazione di massa e niente più. Ma nei pochi mesi passati i lavoratori e i contadini hanno partecipato a molte manifestazioni di massa. Il movimento non può essere sostenuto all'infinito portando avanti sempre le stesse tattiche. E' come correre rimanendo fermi. Prima o poi le masse si stancheranno di questi discorsi e manifestazioni. Si chiederanno: dove ci porta tutto questo? Non è possibile mantenere le masse in uno stato di mobilitazione permanente senza far vedere una via d'uscita dalla crisi.

Lopez Obrador spera di usare le masse per spingere la borghesia a fare delle concessioni. Questo è il vero significato di "disobbedienza civile passiva". Il movimento di massa non riesce a garantire il regolare funzionamento della società. Spera che la classe dominante si spaventerà e gli darà quello che vuole. Ma questo è un errore di calcolo.

Mentre il tempo si trascina senza nessun risultato chiaro, la stanchezza e la delusione si faranno strada. Se non si arriva ad una soluzione chiara, il movimento alla fine rifluirà e la borghesia riprenderà il controllo. Ci sarò un senso generale di delusione e il movimento di massa rifluirà ancora una volta - almeno per una volta.

Comunque, su basi capitaliste non ci sono soluzioni per i lavoratori e i contadini del Messico. Ci saranno nuove crisi, scioperi e insurrezioni. Nel frattempo, è necessario costruire la tendenza marxista rivoluzionaria in Messico all'interno del PRD, dei sindacati e fra i giovani.

Il programma rivendicato dai compagni del Militante in Messico è il solo che possa garantire il successo reale del movimento. E' il programma di un governo dei lavoratori, basato su politiche socialiste.

"Solo con queste misure possiamo rafforzare e consolidare un governo dei lavoratori. Ma la CND deve essere molto chiaro riguardo al punto seguente: tutta questa lotta e questo sforzo porteranno al miglioramento delle condizioni di vita degli sfruttati del Paese solo se portiamo avanti un cambiamento radicale nell'economia. Dobbiamo nazionalizzare le grandi imprese multinazionali e le banche se vogliamo che la ricchezza venga ridistribuita in modo equo. Queste fabbriche e queste banche devono essere poste sotto il controllo del nuovo stato, sotto la direzione ed il controllo degli stessi lavoratori.

"Non possiamo permettere che questa lotta si riduca alla creazione di un altro parlamento - questo sarebbe più o meno lo stesso, ovvero uno spazio dominato dalla nefasta alleanza PRI/PAN che promulga solo le leggi che le fanno comodo. Questa lotta deve essere trasformata nella lotta decisiva contro il capitalismo, la lotta per una società migliore, per il socialismo."

8 settembre 2006