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Sono arrivati da tutto il Paese: dal sud e dal nord; dalle regioni costiere e dalla giungla amazzonica, molti di loro di lingua aymara e quechua; operai, contadini e giovani studenti; tutti uniti a Lima con un unico obiettivo: far cadere il presidente illegittimo Dina Boluarte, insediatosi dopo il golpe del 7 dicembre contro Pedro Castillo.

Nelle strade della Francia, c’erano più di un milione di persone oggi [ndt, articolo scritto il 19 gennaio], in più di 200 manifestazioni, come parte dello sciopero nazionale contro l’ultimo attacco alle pensioni da parte del presidente Emmanuel Macron. Lavoratori delle ferrovie, dei trasporti di Parigi, delle raffinerie di petrolio e dei mezzi di comunicazione, insieme con gli insegnanti, i lavoratori pubblici, gli autisti dei camion e i bancari, tutti sono scesi in corteo in protesta contro i piani di Macron di aumento dell’età pensionabile. Il potenziale per uno scontro decisivo esiste, ma i dirigenti del movimento operaio saranno all’altezza?

Questa è una settimana cruciale per il movimento contro il golpe in Perù. Nonostante la repressione brutale e continua, i lavoratori, i contadini e gli studenti in lotta contro il presidente illegittimo Dina Boluarte hanno continuato a lottare. La confederazione sindacale del paese, la CGTP, ha convocato uno sciopero nazionale per il 19 gennaio e colonne di manifestanti stanno convergendo sulla capitale Lima.

A un mese dal colpo di stato contro il presidente Castillo del 7 dicembre, il nuovo governo illegittimo di Dina Boluarte ha scatenato una brutale repressione della polizia e dell’esercizio per sedare le proteste, causando 45 morti. I lavoratori e i contadini hanno resistito al colpo di stato con manifestazioni di massa, blocchi stradali, scioperi nazionali e regionali e con la formazione di comitati di lotta in tutto il paese, in un movimento che ha il suo epicentro nei dipartimenti meridionali, più poveri e con maggiore presenza indigena. Chi c’è dietro il colpo di stato del 7 dicembre e quali sono le prospettive per il movimento di resistenza di massa?

Nel maggio del 2022, l’amministratore delegato di BlackRock ha dichiarato che “l’invasione russa dell’Ucraina ha messo fine alla globalizzazione che abbiamo conosciuto negli ultimi trent’anni”. Non ha tutti i torti: la guerra in Ucraina ha fatto esplodere i conflitti che fermentavano da tempo tra le potenze principali.

Alcuni cosiddetti attivisti di sinistra, perfino alcuni sedicenti marxisti, spesso esclamano con disperazione e frustrazione: “guarda quanto sono terribili le cose, perché non c’è ancora stata una rivoluzione?” Come spiega Alan Woods in questo articolo, coloro che pongono tali domande non hanno alcuna comprensione della coscienza delle masse, né del metodo dialettico, che i marxisti usano per penetrare al di sotto dell’apparenza superficiale della società, verso la crescente tensione sottostante. Questo articolo, originariamente apparso nel numero 37 della rivista ...

L’invasione del Congresso Nazionale, del Palazzo del Planalto e della Corte Suprema avvenuta ieri (8 gennaio) da parte di gruppi bolsonaristi – che si oppongono al risultato elettorale e invocano l’intervento militare – deve essere fermamente respinta e combattuta dal movimento operaio, popolare e studentesco.

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La montagna ha partorito un topolino. Ieri il Congresso peruviano è tornato a prendere in considerazione la questione delle elezioni anticipate, opzione che aveva respinto venerdì scorso. Quando Dina Boluarte ha preso illegittimamente il posto del presidente Castillo, ha annunciato che sarebbe rimasta in carica fino al 2026, ma ora ciò è diventato insostenibile. È evidente che una parte della classe dominante peruviana ha capito che deve riformare il sistema politico per cercare di placare l’enorme ondata di indignazione scatenata dal golpe parlamentare contro il presidente Castillo il 7 dicembre.

Il 28 ottobre, il presidente tedesco e membro del Partito Socialdemocratico (SPD) Frank-Walter Steinmeier si è rivolto a una platea di ospiti scelti nel Palazzo Bellevue, la sua residenza ufficiale. Nel suo discorso sullo “stato della nazione”, ha notato che il mondo “si sta dirigendo verso un periodo di scontro” e che “la lotta per il predominio” sta prendendo il sopravvento.

Nella giornata di mercoledì. 7 dicembre, la crisi politica in Perù ha subito un’accelerazione. Il Presidente Castillo, eletto nel 2021 sulla base della rabbia delle masse operaie e contadine, ha decretato la chiusura del Congresso, ma è stato subito arrestato dalla polizia. Il Congresso ha votato l’impeachment e ha proclamato il suo vicepresidente come nuovo presidente.